Storicamente il tasawwuf può essere suddiviso in quattro periodi consecutivi:
Il primo periodo che è quello del Profeta Hz. Muhammad (sa) e dei tuoi compagni (Ashab).
Il secondo periodo è quello dei grandei maestri del Tasawwuf come: Hassan al Basri, Rabia Al Adawiya, Al Hallaj, Al Junayd, ecc…
Il terzo periodo corrisponde al periodo della formazione della dottrina e della teoria del Tasawwuf.
Il quarto periodo, iniziato intonro al XII secolo, è caratterizzato da una propagazione del Tasawwuf attraverso l’Iraq, l’Iran, la Turchia, l’India, l’Egitto, il Nord Africa, la Spagna, e da qui in tutto il resto del mondo.
Al tempo del Profeta e dei suoi Compagni, il termine tasawwuf non esisteva per indicare qualcosa che fosse una disciplina distinta dalla loro stessa pratica di vita. Proprio perché a quel tempo era inseparabilmente ed essenzialmente presente nella spiritualtà islamica, “essa era una realtà senza nome”, la quale veniva vissuta e praticata nella vita quotidiana dei compagni attraverso la loro iniziazione ricevuta dalla mano del Profeta stesso. Egli era il loro modello vivente e la loro sorgente di ispirazione.
Storicamente i Compagni del Profeta possono essere considerati come se fossero i primi Sufi, regolarmente si riunivano insieme per recitare le invocazioni (dhikr) e ricevere la benedizione della rivelazione: «Rendi la tua nafs paziente* insieme a coloro che invocano il loro Signore mattina e sera desiderando il Suo volto**. E non permettere che i tuoi occhi si distraggano da loro desiderando le apparenze della vita terrena e non dar retta a colui il quale abbiamo reso il cuore incosciente al nostro ricordo(dhikr), che insegue i suoi desideri e nella sua Arte*** è negligente****.» (Qur’an, Al-Kahf , 28).
E’ evidente e chiaro che il Profeta stesso aveva ricevuto l’ordine divino di essere presente con questo gruppo di compagni e di recitare lo dhikr con loro. Molti dei compagni del Profeta Muhammad (sa) erano stranieri (per esempio Bilan era etiope, Salman persiano and Suhain veniva da Roma). Loro avevano subbito molte ingiustizie ed erano stati maltrattatti dalla nobilità della tribù dei Quraysh. Sia la loro povertà materiale che la loro aspirazione spirituale li face descrivere come ‘faqir’ (poveri di fronte ad Allah) e come ‘murid’.
Hz Ali (ks) era il cugino, genero e il più intimo tra i compagni per il Profeta. Egli è considerato come il punto di partenza delle principali catene di trasmissione spirituale dell’eredità lasciata dal Profeta di Allah. Altre linee di trasmissione includono Anas bin Malik (ra) e Salman Al Farsi (ra).
Al di là della storia, il Tasawwuf incarna la spiritualità islamica; o in altre parole, l’Haqiqah (verità interiore, esoterica). E come la stessa legge religiosa essoterica (Shari’ah), la sua propria origine è la rivelazione Profetica.
Per questo la realtà interiore del Tasawwuf ha caratterizzato le pratiche degli asceti della prima generazione anche se il termina tasawwuf non era in uso in quell’epoca. Così scrive Hujwiri: “Oggi Tasawwuf è un nome senza una realtà, mentre era adottato per descrivere una realtà senza un nome. Ancora Hujwiri aggiunge: “Ai tempi dei Compagni e dei loro successori questo nome non esisteva, ma la realtà che avrebbe indicanto era intimamente conosciuta da ognuno di loro.”
E’ quindi necessario distinguere tra l’essenza del Tasawwuf e le sue dottrine la sue manifestazioni nella storia e nella società; quest’ultimo in particolare è solo un fenomeno secondario. Il Tasawwuf è stato disegnato dalla sorgente di Luce Divina e dal Segreto (Sirr) Divino contenuto nel Santo Qur’an , il quale è quanto di più vicino ad Allah. Questa è la precisa ragione per cui i Sufi spiegano la scienza del Tasawwuf come una conoscenza che ermerge dell’esperienza di vicinanza ad Allah. Questa scienza serve a sviluppare le potenzialità già insite nella rivelazione coranica. Il suo aspetto e lo sviluppo che ha avuto è stata la risposta al bisogno della comunità di esprimere i principi, la scienza e la luce contenuta nel Testo rivelato. Inoltre, l’esssenza del Tasawwuf è stata chiaramente formulata nell’hadith in quela il Profeta, interrogato sull’Ihsan (l’eccellenza della fede ed il buon carattere), ha risposto: “Adorate Allah come is lo vedeste; e se voi non lo vedete, allora fate ogni cosa nella consapevolezza che Lui vede voi”.
Sia i sufi che i teologi (studiosi di religione, ovvero dell’aspetto exoterico della rivelazione) sono in accordo nel definire questa stazione dell’eccellenza è la stazione spirituale che incarna i nobili caratteri e comportamenti del Profeta: di colui il cuo cuore è purificato da tutto ciò che non sia Allah. Nessuno ha incarnato il carattere del Profeta meglio dei Compagni e della genarazione che li ha seguiti. Questo è il motivo per cui i Sufi sono convinti che tutti i Compagni erano veri Sufi, qualunque possa poi essere l’origine storica del termine Tasawwuf.
La composizione dei trattati tradizionali sul Tasawwuf nei periodi successivi è serviata a fornirci, attraverso chiarificazioni scritte dell’esperienza e delle spiegazioni dei fondamenti storici, dei principi, dei metodi e della pratiche spirituali del Tasawwuf.
* Usualmente tutti rendono nafsaka con “te stesso”, ma questa lettura è riduttiva avendo il termine nafs un valore “tecnico” ben preciso; per cui invece della più comune traduzione “E rendi paziente te stesso” ovvero “persevera”, preferiamo esprimere a pieno il senso di questa affermazione indicando chiaramente l’oggetto su cui esercitare la pazienza resa dal verbo imperativo Isbir.
** Da notare come di fatto la radice waw jin ha esprima l’idea di volgersi verso essere in direzione di; quindi potremmo anche tradurre la frase come: coloro che invocano il loro Signore mattina e sera desiderando di essere al suo cospetto, di essere volti verso di Lui, diremmo più propriamente di aver assunto un punto di vista rituale.
*** Di fatto la radice hamza mim ra esprime un idea di comando e “ordine” in senso proprio, ma esprime anche l’idea dell’agire secondo uno scopo, quindi in senso lato gli “affari propri”, ovvero la propria materia di appartenenza. In tal senso abbiamo reso la traduzione con Arte con la ‘A’ maiuscola, nel senso espresso di AKCoomaraswamy nel suo saggio “Filosofia dell’Arte Cristiana ed Orientale” secondo cui “ogni Uomo è un particolare tipo di Artista”.
**** Non ha perizia, non mette la dovuta cura.